lunedì 30 giugno 2014

Frida che corre coi lupi

Questo è un post che aspetta di venire alla luce da più di una settimana ma che la mancanza di tempo e di forza (svegliarsi 5 giorni su 7 prima delle 6 del mattino e da lì cominciare a correre come un criceto impazzito è piuttosto duro) ha tenuto fermo nella mia testa. Fino ad oggi.

Due weekend fa, mentre i musicofili incalliti si dividevano tra chi andava a vedere i Rolling Stones al Circo Massimo e chi i Pearl Jam in trasferta a Milano o a Trieste, io - non appartenendo a nessuno dei due gruppi per la consueta mancanza di pecunia - ho deciso di re-investire un pomeriggio del mio tempo e 9 euro e 50 (tanto costa l'entrata, con la feltrinelli card o l'abbonamento dei mezzi annuale alla mano, altrimenti son 12 euro) visitando la mostra su FRIDA KAHLO alle Scuderie del Quirinale. La mostra resterà aperta fino al 31 agosto. Gli orari sono tutti sul sito delle Scuderie. Se ci andate mentre brilla la luce del sole, a fine visita avete lo spettacolo nello spettacolo perchè da lì c'è una vista magnifica, commovente.

Di Frida Kahlo non è che conoscessi moltissimo: ricordavo foto di alcuni dei suoi quadri, molti dei quali sono autoritratti nei quali si dipingeva brutta e baffuta, e un pò della sua storia d'amore tormentata con Diego Rivera, un artista che all'epoca era molto famoso, un bruttone che, però, come spesso succede, piaceva molto alle donne e che a Frida fece parecchie zozzerie, tra cui tradirla con la sorella.

Due mesi e mezzo fa, una delle blogger che seguo, la sprintosissima mamma di "Machedavvero", aveva scritto un post bellissimo dopo aver visitato questa mostra. Lo aveva corredato di splendide fotografie e la mia curiosità era cresciuta.

Ci sono dei dipinti, in questa mostra, che tolgono il fiato per l'intensità che emanano. Uno fra tutti, quello che va in giro a propagandare la mostra anche sulle fiancate dei bus dell'atac, è l' "Autoritratto con collana di spine e colibrì", uno dei quadri che Frida aveva dipinto dopo la rottura con Diego (una delle tante ma lei non lo sapeva: ci sono dolori che sembrano sempre l'ultimo, quello definitivo).


I pannelli della mostra, a partire da quello iniziale che descrive la vita di Frida a tappe, son fatti molto bene, si leggono e si fanno seguire con facilità e spiegano parecchie cose interessanti della simbologia rappresentata nei vari elementi dei quadri e questo dipinto ne contiene A IOSA.

I vari simboli, quindi (gli animali, le spine, l'uccello al collo, l'acconciatura di Frida), ve li spiega il pannello, io vi dico che quegli occhi incantano, rapiscono. Per un attimo, diventi Diego e sembra che lei ti dica: "Perchè mi fai questo?". C'è così tanto dolore dentro e nello stesso tempo dignità e rassegnazione...

Tutta la mostra è piena di momenti-bomba, su ogni quadro è bello soffermarsi e lasciarsi trasportare da questa donna che si è mostrata al mondo senza pelle.

Due soli altri momenti vi nominerò, per gli altri lascio a voi il piacere della scoperta: gli studi sull'aborto che aveva portato a termine presso l'Henry Ford Hospital, disegni intensissimi, anche disturbanti, su questa esperienza così dolorosa da un punto di vista sia fisico che emotivo, ed il busto che, costretta a portare fisso per alcuni dei suoi anni, decise di rendere un'opera d'arte.

Nella sala c'è il pannello che spiega, la foto di lei che si solleva la blusa per mostrare il busto e, in una teca trasparente, il busto c'è davvero.

Su questo busto, simbolo della sua sofferenza, Frida decise di rappresentare tutto quello che per lei era importante e vitale: i simboli delle forze dell'universo, sole e luna, la falce e martello dell'amato partito comunista e, sul ventre, racchiuso in un ovale di placenta, il bambino che non avrebbe mai avuto. Ho smesso di respirare per un attimo, mentre guardavo quella teca. Era la rappresentazione di un dolore immenso ma che, nello stesso tempo, non resta sterile. 



Frida è una donna che ha sofferto moltissimo, leggete la sua biografia per credere, ma non si è mai accasciata sul suo dolore, ne ha fatto un'opera d'arte e l'ha esibito con orgoglio e fierezza fino all'ultimo, fino a quando il pennello le tremava in mano e i tratti non riuscivano più nitidi come una volta. Mi sono commossa, uscendo dalla mostra, non riuscivo a trattenere le lacrime, c'era qualcosa che mi aveva toccato nel profondo e, se con la musica mi è successo parecchie volte, con l'arte, per me, è stata un'esperienza nuova.

C'è un pensiero di Frida, che si può leggere uscendo dalla mostra:

"Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev'essere qualcuno proprio come me, che si sente bizzarro e difettoso nello stesso modo in cui mi sento io".

Non era difettosa, Frida, era bella, intelligente e coraggiosa: essere bizzarri è un difetto solo nella misura in cui ce ne convinciamo. Vorrei imparare a crederci davvero.


la donna di questo quadro di Frida ha gli stessi occhi di Carmen Consoli

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